C'era una volta la maison Valentino, ora c'è un gruppo industriale. Ma fa effetto che sia lo stesso gruppo del lusso di via Turati a Milano (il vecchio quartier generale di Valdagno appartiene al passato) a farne un fattore da valorizzare in termini di comunicazione. La società, infatti, lo ha sottolineato ieri a Parigi, nel corso di una presentazione agli analisti: tra le key driver della crescita futura c'è «il completamento, si legge, della trasformazione da griffe a brand».
Agli analisti, ieri, il management del gruppo e del brand (guidato da Michele Norsa) ha illustrato le linee chiave del prossimo futuro. E fornito indicazioni sulla chiusura dall'attuale esercizio. Valentino Fashion Group prevede nel 2005 «vendite che registreranno almeno lo stesso tasso di incremento ottenuto nei primi nove mesi (+11,3%, ndr), con la conferma di una crescita a doppia cifra di utili operativi e profitti netti». Inoltre, Vfg prevede «un ulteriore incremento nelle vendite e nei margini nel 2006, principalmente per lo sviluppo del retail e degli accessori».
Proprio nella distribuzione controllata in via diretta il gruppo si giocherà una partita determinante: un impulso a nuove boutique arriverà proprio dal brand Valentino: nel 2006 sono attese altre 15 aperture, con Dos inaugurati a Sendai, Hong Kong (2), Barcellona, Boston, Bruxelles e Kuala Lampur. Valentino ha anche scoperto le carte sui numeri 2005: si attendono vendite oltre i 200 milioni, con un margine operativo circa al 12% dei ricavi e un utile netto sopra il 5% (il che significa oltre 10 milioni, contro i 2,8 del 2004). Insomma, prospettive da brand. Che come tale non disdegna di pensare a nuove licenze: «Da definire, spiega la società, ci sono accordi nei gioielli, nell'homewear, nelle scarpe, nella lingerie e negli hotel». Nel gergo del marketing anglosassone, appunto, siamo in piena brand extension.
Estratto da Finanza&Mercati del 25/01/06 a cura di Pambianconews