II settore del tessile-abbigliamento (rating CCC+) ha peggiorato il proprio rischio finanziario nel 2004. Il dato più significativo è però che questo peggioramento ha portato il settore nell'area di serio rischio finanziario. I principali punti di debolezza sono la scarsa redditività e l'elevato indebitamento (è il settore peggiore in base a entrambi i criteri). L'area meno critica è quella dell'efficienza nell'uso del capitale investito, considerata discreta. II settore comprende le industrie tessili, quelle della produzione di capi d'abbigliamento, della preparazione e lavorazione di cuoio e pelli, nonché la produzione di articoli di pelletteria e accessori, che rappresentano l'11% del numero di aziende del campione, il 7% del fatturato aggregato e il 9,5% degli addetti. Si tratta di aziende piccole, con un fatturato medio di 7,6 milioni di euro.
Per quanto riguarda il settore dell'arredamento, i flussi di cassa sono insufficienti (è il peggiore tra i settori secondo questo criterio), l'elevata incidenza degli oneri finanziari (è sempre il peggiore tra i settori secondo questo criterio) e la scarsa redditività (si piazza al penultimo posto tra i settori secondo questo criterio) i punti di debolezza del comparto dei mobili (B-). Il fattore meno debole è la patrimonializzazione, che rimane entro limiti accettabili. Questo macrosettore comprende la fabbricazione di mobili e le industrie manifatturiere che non rientrano in altre categorie. Si tratta pertanto di un comparto eterogeneo, che rappresenta il 5% del numero di aziende del campione, il 3% circa dei fatturato aggregato e il 4% degli addetti. La dimensione media aziendale è di 6 milioni di euro di fatturato, quindi con una prevalenza di aziende di piccole dimensioni.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 16/01/06 a cura di Pambianconews