Sorpresa: la moda mondiale parla lo slang degli americani a nessuna società italiana rientra nella top ten del ranking mondiale per fatturato del 2004: bisogna scendere al quattordicesimo posto per trovare il big degli occhiali Luxottica, al sedicesimo per Gucci, che è controllata dal gruppo francesce Ppr, e al trentaquattresimo per Giorgio Armani. Gli Stati Uniti si ritagliano il 45% dei ricavi realizzati dai primi 100 gruppi della moda nel mondo e l'Italia segue a molta distanza con il 14% e la Francia con il 10 per cento.
Nella ricerca curata da Pambianco Strategie di Impresa nel business della moda (abbigliamento, calzature, pelletteria, occhiali, gioielli e orologi) tra i primi dieci colossi mondiali si piazzano quattro gruppi americani: Gap, Nike, Limited Brands (con il marchio Victoria's Secret) e Vf Corporation, gigante del casual e dello sportswear con marchi come Wrangler, The North Face, Nautica, Napapijri a Kipling. La classifica è però capeggiata dal colosso francese del lusso Lvmh, ma solo per una manciata di milioni rispetto a Gap, big califomiano dello stile informale con oltre 4mila negozi nel mondo recanti le insegne Gap, Banana Republic e Old Navy.
«Il peso degli americani, commenta Carlo Pambianco, presidente dell'omonima società di consulenza, è quantitativamente preponderante, anche se i maggiori contenuti stilistici spettano a italiani ea francesi». Gli Usa però vantano griffe come Polo Ralph Lauren e stilisti come Donna Karan, in forza alla scuderia di Lvmh, Calvin Klein, Tommy Hilfiger.
Nella classifica della redditività svetta lamericana Coach,che vanta un Ebitda pari al 40% dei ricavi, dieci punti in più di Dolce & Gabbana e Hermes e venti rispetto al leader mondiale Lvmh. «Ma il segreto, osserva Pambianco, della redditività da record di Coach sta soprattutto net decentramento produttivo in Cina, che ha consentito di abbattere i costi senza sacrificare il livello qualitativo delle produzioni». La strategia vincente di Coach ha messo le ali al titolo: gli investitori hanno spinto, nell'ultimo quadriennio, le quotazioni da 5 a 34 dollari.
«Esiste, afferma Pambianco, una correlazione tra dimensione di una società e livello di redditività, ma non vale il dogma assoluto che “più si è grandi, più si guadagna”. Già un fatturato di 500 milioni di euro, infatti, è sufficiente a generare sinergie e raggiungere una redditività elevata, come dimostrano i casi di Coach e Dolce & Gabbana».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 2/01/06 a cura di Pambianconews