Una città al bivio: con un grande avvenire dietro alle spalle e un futuro da costruire per confermare, definitivamente, il suo status di capitale del pret-à-porter nel mondo. Questo, in sintesi, il parere di stilisti milanesi come Elio Fiorucci, Ermanno Ronchi, Lorenzo Riva, Gigliola Curiel che, nonostante la crisi economica non hanno particolari rivendicazioni da far valere verso l'attuale gestione della cosa pubblica anche se si attendono molto dal futuro.
«A mio avviso, spiega Elio Fiorucci, uno dei pionieri del made in Italy, la città negli ultimi anni è migliorata nella cura del verde, nelle imprese varate, come la Città della Moda e la costruzione della nuova area dell'ex Fiera. Per quanto riguarda, invece, il mondo dell'abbigliamento posso dire (e ho viaggiato in tutto il mondo) che nel Quadrilatero esibiamo le più belle vetrine del mondo. Per non parlare dei ristoranti, dei locali che sorgono ogni giorno, dei nuovi magnifici alberghi. Forse, qualche anno fa, si poteva dire che Milano non aveva vita notturna, oggi no di certo. Chi critica non sa. Se fai shopping a Milano i negozi di Londra o di un'altra città non ti dicono più nulla».
Critico Ermanno Ronchi, proprietario del marchio Erreuno. «Secondo me, invece, negli ultimi anni, non ci sono stati cambiamenti eclatanti al di fuori del varo della Città della Moda, un progetto peraltro vecchio e rimasto a lungo nel cassetto. Noi imprendtiori ci aspettavamo più sostegno. Che genere di aiuti? «Ci sono paesi, come la Francia, dove lo stato mette addirittura a disposizione spazi gratis per sfilare mentre a Milano noi dobbiamo supportarci in tutto e per tutto da soli. Sarebbe tutto meno complicato se, oltre alle belle parole e ai bei progetti, ci fosse più attenzione verso la moda come settore trainante del paese. Servono aiuti concreti alle aziende. Perchè una città con un così ricco background nella moda ha il dovere di condurre il sistema nel migliore dei modi».
Estratto da Il Resto del Carlino del 29/12/05 a cura di Pambianconews