La raccolta ordini si risveglia (+6,5%), le vendite calano in volume (-4,7% nel terzo trimestre rispetto al 2004) ma i ricavi crescono (+1%). Così l'industria della seta dovrebbe chiudere l'anno con un bilancio positivo, secondo l'analisi di Smi-Ati. Nel distretto di Como, le esportazioni dei primi 8 mesi hanno superato 532 milioni, il 6% in più dell'anno scorso. Crescono soprattutto i tessuti, ma anche cravatte e confezioni donna. Ancora in retromarcia i foulard.
«Dopo due anni molto pesanti, osserva Alberto Clerici, presidente del gruppo seta di Smi-Ati, i fatturati hanno smesso di crollare». Ma la spinta non viene solo dai nuovi mercati. «Ci siamo dati una bella svegliata» dice Luigi Zoni, presidente del gruppo tessile dell'Unione industriali di Como. E spiega: «Tiene la produzione più ricca, più limitata. I volumi ormai li fanno i cinesi. Ma soprattutto le aziende stanno concludendo un processo di adeguamento. E i cardini della “svolta” sono l'attenzione alla qualità, l'affidabilità totale, la puntualità nelle consegne e la flessibilità».
Un prodotto di altissimo livello, dunque, e un servizio sempre più accurato. Mentre i piccoli clienti vanno sparendo e il mercato si concentra sui grandi. «ll made in Italy, aggiunge Zoni, è un patrimonio che va coltivato costantemente». Soprattutto sul fronte della formazione: questo, secondo Zoni, «è l'elemento su cui si giocherà il nostro futuro».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 20/12/05 a cura di Pambianconews