Dieci anni al vertice DaimlerChrysler. Qual è stato il suo più grande successo e quale la sua più grave sconfitta?
«In primo luogo, ho riportato a un livello ragionevole di profitto una Daimler che nel 1995 era sotto profit warning. Quando ne presi la guida, Daimler era impegnata in 35 settori diversi. Il mio primo impegno fu dunque quello di rifocalizzare il gruppo. Mi chiesi che cosa eravamo e che cosa volevamo diventare. La mia risposta fu: «Dobbiamo essere una grande impresa dell'automotive presente in tutti i mercati del mondo con prodotti capaci di soddisfare ogni segmento del mercato». Una pietra miliare sulla strada che portava a un adeguato ritorno sul capitale investito fu, nel 1998 la fusione con Chrysler, la più importante e la meglio riuscita integrazione transatlantica. Le sfide da affrontare non sono mancate. Ma siamo riusciti a vincerle…».
Senza la fusione potevate diventare voi preda della Ford.
«Non facemmo quel merger per difenderci. Volevamo unire Daimler-Benz e Chrysler per costruire un gruppo ancora più globale e con una gamma di prodotti che si poteva perfettamente integrare andando così a coprire ogni segmento della domanda: dagli autocarri, alle vetture di lusso, da quelle sportive fino alle piccole. Quella fu la ragione. Certo, la fusione ebbe anche la conseguenza di creare una società molto più grande, e dunque più difficile da scalare. Se mi chiedesse che cosa sarebbe accaduto a Daimler se fosse rimasta sola, io credo di poter dire -non posso provarlo, naturalmente, ma lo sento, che oggi Daimler sarebbe stata scalata da un altro costruttore e sarebbe parte di un altro gruppo».
DaimlerChrysler è prima al mondo per fatturato, ma non per valore di Borsa. Perché?
«Nella capitalizzazione di Borsa tra tutti i costruttori automobilistici a livello mondiale ci troviamo al secondo posto; la DaimlerChrysler in borsa vale di più della somma di Volkswagen e Bmw. Ed è maggiore anche di quella di GM e Ford insieme, i primi costruttori al mondo per numero di automobili. Non siamo dunque in una cattiva posizione, ma Toyota ci è davanti. Dobbiamo e possiamo migliorare. Nei prossimi anni la nostra redditività aumenterà e questo avrà effetti, credo, anche in Borsa. Non c'è business school che insegni come si fa una fusione come quella tra Daimler e Chrysler. Ma noi abbiamo imparato molto».
Estratto da CorrierEconomia del 19/12/05 a cura di Pambianconews