Da una parte ci sono i ricchi cotonieri del Sud degli Stati Uniti, gli eredi delle piantagioni di “Via col vento”. Dall´altra ci sono opulenti agricoltori europei, incluso il Principe Alberto di Monaco che riceve 390 mila euro all´anno di sovvenzioni della politica agricola comunitaria. In mezzo c´è quel Sud del pianeta rappresentato dal ministro del commercio del Benin con la sua tragica ironia: «I paesi ricchi parlano di ridurre il loro protezionismo agricolo, forse, nel 2010. I contadini del mio paese saranno già morti». Sono alcune delle forze in campo da ieri al vertice della World Trade Organisation (Wto), l´Organizzazione del commercio mondiale, che dovrebbe rilanciare la liberalizzazione degli scambi e invece non lo farà, paralizzato dai veti incrociati dell´Europa e dell´America. Fuori dal centro congressi dove sono riuniti i ministri di 150 paesi c´è una città blindata, un dispiegamento di polizia massiccio con un compito delicato: proteggere al tempo stesso l´ordine pubblico e la “diversità” di Hong Kong, dimostrando che in questa città regna la libertà di manifestazione (a differenza che nel resto della Cina).
Da domenica per le vie di Hong Kong sfila ininterrottamente l´altro protagonista ormai immancabile di questi vertici, un movimento no global variopinto e vociferante, ma inquinato dalle stesse ambiguità dei paesi ricchi. La protesta più spettacolare ha avuto per protagonisti ieri i contadini sudcoreani, celebrati specialisti della guerriglia urbana: una ventina si sono gettati a nuoto nelle acque della Baia di Hong Kong per eludere la sorveglianza della polizia. Quella nuotata è una sintesi delle contraddizioni dei no global: nona potenza industriale del mondo, patria di colossi tecnologici come Samsung e Hyundai che invadono i nostri mercati, la Corea del Sud si segnala per la protesta dei suoi agricoltori che vogliono mantenere le sovvenzioni sul riso.
Peter Mandelson, pur venendo dal paese meno protezionista d´Europa (la Gran Bretagna) è stato incapace di strappare concessioni alla Francia. «L´Europa non arriva a mani vuote» si è difeso Mandelson a Hong Kong, presentando con enfasi un pacchetto di un miliardo di euro di aiuti ai paesi più poveri. Un miliardo di euro è la metà di quello che Bruxelles versa annualmente in sussidi soltanto ai produttori di olio d´oliva. Nonostante che gli agricoltori rappresentino meno del 2% della popolazione lavorativa in Europa, la loro capacità di ricatto è intatta. L´80% delle sovvenzioni europee va al 20% delle fattorie più ricche, i big dell´agro-business, eppure quella politica continua a essere contrabbandata come una forma di solidarietà. Gli americani non sono da meno: inondano i cotonieri di finanziamenti pubblici così generosi che il cotone made in Usa si vende a prezzi inferiori a quello del Bangladesh. Negli Stati Uniti la popolazione lavorativa impiegata in agricoltura è lo 0,9%, in Bangladesh l´84% vive nelle campagne.
Mentre a Hong Kong si accumulano i presagi di un fallimento, nella stessa parte del mondo si tiene un vertice parallelo che un giorno sarà forse giudicato più importante. A Kuala Lumpur sono riuniti i 16 capi di governo di una nuova associazione chiamata East Asia Summit. È la prima volta che Cina e India si uniscono in un´associazione che include tutta l´Asia orientale. È la prima volta che viene esclusa una potenza del Pacifico come gli Stati Uniti. È un vertice che rappresenta metà della popolazione mondiale ed è la metà che cresce economicamente e demograficamente. Di certo è un segnale che le nuove potenze asiatiche si preparano ad accordi di liberoscambio fra di loro, visto che l´Occidente non è più il motore propulsivo della globalizzazione.
Estratto da La Repubblica del 14/12/05 a cura di Pambianconews