«Cultura, arte e creatività devono fondersi con il mondo dell'impresa e della produzione. Se la tecnica si dimentica della bellezza (e viceversa), il prodotto italiano si spegne, si snatura. In breve: si perde». Arriva da John EIkann, vice presidente della Fiat, la conferma che il rilancio dell'Italia deve necessariamente passare da un più efficace dialogo tra impresa e cultura. E il convegno organizzato a Biella sull'Italia come opera d'arte, ha evidenziato un'unanimità di consensi su questo rapporto che deve riprendere e rilanciare l'esempio del Rinascimento.
Il vicepresidente di Confindustria, Andrea Pininfarina, pur non potendo intervenire a Biella, ha sottolineato come proprio nella sua azienda siano da sempre fortemente intrecciati il processo industriale con l'arte e il gusto. «Per noi, ha aggiunto, la creatività, la ricerca del disegno e dello stile innovativo sono un elemento indispensabile». Il successo della Pininfarina è legato anche al continuo contatto tra il settore ingegneria e il reparto stile, così come alla Illy, ha affermato l'amministratore delegato Andrea Illy, si è sempre lavorato per mettere la tecnologia al servizio della qualità, unendo la tradizione italiana del caffè con la ricerca del miglior prodotto e con la capacità di venderlo in tutto il mondo. «L'arte antica, ha ricordato Luciano Donatelli, presidente della Fondazione Biella The arte of excellence, è sicuramente un simbolo forte di qualità dei prodotti attuali e futuri ed è un unicum che nessun cinese può vantare e utilizzare con le nostre dimensioni e qualità». Dunque nessun timore della Cina, che deve diventare un mercato per i nostri prodotti, ma a patto «che, ha aggiunto Donatelli, si sappia riscoprire ciò che abbiamo, partendo dall'arte».
D'altronde anche il presidente degli industriali biellesi, Ermanno Rondi, ha sottolineato che i duemila anni di storia italiani si possono invidiare ma non copiare. Occorre però, a suo avviso, gestire la creatività coniugando poesia e mercanzia, per produrre bellezza e vendere speranze. «Siamo passati, ha aggiunto Rondi, dal taylofismo all'artigianato industriale, con prodotti realizzati in quantità limitate ma unici per competenza». Non basta, tuttavia, ingaggiare i creativi. È necessario creare luoghi creativi in cui vivere. «Un ambiente stimolante attira lavoro e cervelli» ha assicurato Giovanni Padula, direttore di Creativity Group Europe, precisando che la competizione tra città è ormai basata sulla capacità di formare, attirare e trattenere il personale qualificato e creativo.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 13/12/05 a cura di Pambianconews