La svolta si è consumata formalmente tra i marmi bianchi e gli scaloni della nuova sede della Marzotto: quella milanesissima Via Turati che ha strappato da Valdagno le radici del gruppo e che tante discussioni e rancori aveva sollevato dentro la famiglia. É lì che sotto le insegne di uno dei marchi più blasonati della moda, quello di Valentino, si è siglata una tregua che segna anche una piccola rivoluzione nel mondo del capitalismo familiare italiano e nella storia di una delle dinasty industriali più antiche. La Valentino sarà infatti la prima società italiana ad essere governata da un consiglio di amministrazione composto a maggioranza da consiglieri indipendenti, con una maggioranza azionaria alle spalle costituita dal duo Antonio Favrin e Dario Segre in alleanza con la Gencor di Umberto Marzotto, ma assolutamente contendibile nei pascoli della Borsa. Con azioni che si conteranno e non si peseranno e un controllo la cui stabilità si misurerà soprattutto sui successi e sui risultati dell´azienda.
Della famiglia in consiglio restano Andrea Donà dalle Rose, alleato di Favrin e Segre, e Roberto Notarbartolo di Villarosa marito di Veronica, figlia di quel Paolo Marzotto anche lui vicino almeno fino a qualche tempo fa a Favrin-Segre.
Sulla carta lo sbocco in questa sorta di public company sembra essere quasi una soluzione naturale per un gruppo che per numerosità degli eredi (che si misurano in centinaia all´ultima generazione) e per le vicende che hanno portato la famiglia a dividersi su fronti opposti segnati nei loro confini dall´emergere della cordata Favrin Segre, si è scompaginato in mille rivoli da molto tempo, almeno da quando l´ultimo leader carismatico, Pietro, è uscito dalla guida della Marzotto aprendo il problema della gestione e della conduzione di una delle più complesse eredità industriali italiane. Ma tutti in Borsa si domandano quanto potrà durare e se l´assetto potrà essere stabile per la Valentino, che con il suo brand di prestigio e il centro costituito dalla forza e dalla solidità della Hugo Boss è oggi quella parte della Marzotto più appetibile, quella che riunisce sotto di sé l´abbigliamento.
I titoli in Borsa sono sotto tensione da mesi con andamenti che non trovano spiegazione plausibile nei dati di fatto: come quell´aumento delle quotazioni della Marzotto che in un anno sono salite del 127% per cento. E del resto sono in molti a chiedersi che fine farà quel settore tessile che il conte Pietro aveva voluto tenacemente tenere legato all´abbigliamento e che oggi cerca di trovare, da solo, un futuro un mondo industriale molto stretto dalla concorrenza. Gli assetti azionari raggiunti dalle società sono sotto osservazione da parte di banche d´affari e non che cercano, nelle pieghe dei problemi lasciati aperti dagli accordi recenti e dalle scontentezze e dalle questioni di equilibrio irrisolte all´interno dell´assetto familiare, le ragioni di un possibile business futuro.
Estratto da Affari&Finanza del 12/12/05 a cura di Pambianconews