Le associazioni artigiane regionali Cna Federmoda e Confartigianato moda continuano a credere nel valore del made in Italy e si alleano con i i sindaci di 15 comuni marchigiani, in rappresentanza di 250 mila abitanti di un sistema territoriale il cui sviluppo economico dipende profondamente dal distretto delle calzature.
´In questi comuni', sostiene Cna Federmoda, ´il 71% dell'occupazione manifatturiera si concentra nel settore calzaturiero e vi sono realtà locali con un grado di specializzazione che supera il 90%. In questo territorio, a cavallo tra le province di Ascoli Piceno e di Macerata, vi sono 4.109 aziende in cui sono occupati 36.727 addetti per molti dei quali i posti di lavoro sono fortemente a rischio'. I dati che arrivano dal distretto sono preoccupanti: nel 2004 i dipendenti posti in mobilità sono stati 1.417 e sono stati effettuati interventi cassa integrazione per 1.673.719 ore mentre il numero delle imprese attive è diminuito di 110 unità. Inoltre si è registrato un calo della capacità produttiva che ha portato gli impianti a essere utilizzati al 60% della loro potenzialità.
Un quadro che nel 2005 non ha presentato segnali di miglioramento e che, secondo i sindaci, mette a rischio la tenuta del sistema socioeconomico del distretto calzaturiero, con pesanti conseguenze per tutta la regione. ´Di fonte all'invasione di prodotti cinesi e di altri paesi extraeuropei', sostiene Cna, ´la sfida si vince con la qualità e il controllo delle materie prime, per tutelare tasche e salute dei consumatori.
Solo attraverso l'etichettatura possiamo garantire la qualità richiesta dal mercato perché i prodotti che vengono dall'estero non garantiscono standard né di prestazioni né di salubrità. Lo sforzo deve essere quindi quello di convincere i consumatori a comprare le scarpe dei calzaturieri marchigiani perché la scarpa italiana è un'altra cosa'.
Estratto da ItaliaOggi del 9/12/05 a cura di Pambianconews