Robert Polet, da quindici mesi alla guida del Gruppo Gucci, ha come obiettivo la diffusione del bello attraverso una strategia che consiste nell'alimentare i sogni, trasformando i prodotti in oggetti del desiderio e in style symbol.
Un gruppo globale, internazionale, con logiche locali: glocal è la nuova parola d'ordine…
Sì. sono molto glocal, perché ho in portafoglio nove marchi e ciascuno parla un suo linguaggio, ha il suo Dna, la sua storia, la sua cultura, il suo heritage. Non basta. Gucci Group è glocal su tre livelli perché sono diversi anche il sistema di business di ogni marchio e i trend dei mercati in cui si opera.
Come si articola e si differenzia il mercato del lusso?
C'è una macrotendenza con due declinazioni essenziali. La macrotendenza è la spinta aspirazionale verso l'alto, l'esclusività, la personalizzazione, la definizione del dettaglio. Poi, all'interno di questa polarizzazione verso l'alto, ci sono persone che vogliono oggetti molto riconoscibili, griffati, con il logo evidente. Un esempio? II consumatore tipo di Gucci: infatti stiamo lanciando la linea Guccissima, molto preziosa perché tutta in pelle, con il logo in rilievo. Allo stesso tempo, altri acquirenti rifuggono dal logo e apprezzano la qualità discreta: il claim di Bottega Veneta, per esempio, è “Quando le tue iniziali sono sufficienti”..
Gucci e Bottega Veneta crescono, quando il marchio Yves Saint Laurent tornerà in utile?
Non solo Gucci e Bottega Veneta. Anche Boucheron e Balenciaga vanno più veloce di quanto io mi aspettassi. Per Yves Saint Laurent, credo molto nel futuro del brand, sono convinto che abbiamo le giuste persone, che siamo sulla strada corretta e che troveremo il punto di equilibrio. Il bello della creatività è che non puoi fare previsioni.
Estratto da Gentlemen del 25/10/05 a cura di Pambianconews