Quindicimila metri quadrati sulla più famosa «avenue» del mondo. Il lusso trionfante, basato su un risultato netto di 559 milioni nei primi sei mesi del 2005 (+19% rispetto ai 469 del primo semestre 2004), è stato degnamente rappresentato il 10 ottobre in una performance unica al mondo: l'inaugurazione del «flag-ship store» parigino di Louis Vuitton, al numero 101 degli Champs Elysées. Dopo tre anni di lavori, ecco finalmente il più grande negozio della casa: sette piani dal décor ricchissimo,cthe creano un'impressione di lusso sfrenato.
Perché un investimento così importante proprio a Parigi, dove Lvmh già raccoglie un quarto del fatturato?
Parigi è la casa di Vuitton e ha la più grande legittimità a rappresentarne il brand. Volevamo dare una percezione straordinaria del marchio-faro del gruppo. E poi questa è una boutique che farà utili da subito: del resto, è concepita per accogliere clienti da tutto il mondo.
E per quanto riguarda le acquisizioni? Proprio negli ultimi tempi si parla di molte aziende che vi interesserebbero…
Non si può negare che in un mercato in grande sviluppo un gruppo come il nostro abbia anche mire espansionistiche. Se ci saranno opportunità, cercheremo sicuramente di rafforzare il nostro portafoglio prodotti. Per esempio abbiamo una grande tradizione nel settore dei vini. Negli ultimi tre anni abbiamo fatto importanti acquisizioni, come la Vodka Belvedere, il whisky Glenmorangie e il rum 10 Cane. I mercati asiatici sono fortemente ricettivi per questo tipo di prodotti.
Su quali Paesi state puntando? Qual è il nuovo Eldorado del lusso?
L'Asia. Il Giappone fa ormai parte dei Paesi a forte tasso di penetrazione. Ma è il bacino del Sud-Est asiatico a offrire le opportunità più interessanti: il Vietnam, con 80 milioni di persone, e soprattutto l'Indonesia con 250 milioni di abitanti. La Cina, con Hong Kong e Taiwan, rappresenta già il 10% del nostro fatturato. Del resto, siamo stati fra i primi a crederci: abbiamo aperto il negozio Vuitton a Shanghai nel 1992. Siamo arrivati subito dopo il cognac Hennessy e i profumi Dior. Oggi stiamo raccogliendo i frutti di un lavoro a lungo termine. La Cina è un mercato formidabile perché, al di là di una fascia di super ricchi, vede lo sviluppo di una classe media che oggi consuma soprattutto cognac e profumi, ma fra pochi anni consumerà prodotti di lusso d'alta gamma.
Estratto da Economy del 21/10/05 a cura di Pambianconews