Le pulizie di bilancio spingono a fondo i conti 2004 del comparto lusso del made in Italy. Che tuttavia sembra essersi lasciato alle spalle il punto di massima crisi, nonostante resti ancora parecchio distante dalle performance dei player esteri. Secondo le elaborazioni dello studio Pambianco Strategie di Impresa, nello scorso esercizio le 37 società considerate nel campione hanno ottenuto un margine operativo lordo in ribasso del 14,5% e un calo di oltre il 27% degli utili netti. Ma sul dato incidono perdite straordinarie per 195 milioni registrate da It Holding, Prada, La Perla e Versace.
Senza tali costi «non ricorrenti, spiega Carlo Pambianco, i profitti sarebbero cresciuti di circa il 40%». Il sistema nel complesso ha visto crescere i ricavi del 4,5% «a conferma, riprende, che il 2003, quando le vendite frenarono del 3,7%, è stato il punto più difficile. Del resto anche i primi sei mesi 2005 delle società quotate confermano il trend positivo e a fine anno la crescita potrebbe attestarsi sul 5-6%». Insomma, si apre più di uno spiraglio per il lusso italiano, anche se il confronto con il campione di sette società estere resta penalizzante. Innanzitutto per dimensioni: oltre frontiera la caratura media è attorno ai tre miliardi di ricavi (seppur è vero che Lvmh sballa i dati con 12,6 miliardi da sola) contro i 270 milioni italiani. E oggi le spalle larghe consentono di correre più forte, visto che i ricavi Oltrefrontiera sono cresciuti nel complesso dell'8% e che, soprattutto, ci sono ben quattro società con un rapporto utile su fatturato in doppia cifra (dal 13% di Tiffany al 22,7% di Coach).
Tornando all'Italia, rispetto all'anno precedente dalle classifiche sparisce Gucci e Prada sale al primo posto per dimensioni. Ma del gruppo di Patrizio Bertelli non c'è traccia negli elenchi della profittabilità e della crescita, dove Dolce & Gabbana conquista rispettivamente la prima e la sesta posizione. Per dinamismo, in Italia non brillano i leader ma i gruppi meno dimensionati: Furla, Etro, Kiton e Pomellato battono tutti, anche all'estero (a parte lo strabiliante +30% di Coach).
Estratto da Finanza&Mercati del 18/10/05 a cura di Pambianconews