“Il boom economico del nostro Paese è stato reso possibile in gran parte dall'aggregazione di imprese che ha consentito la nascita di poli produttivi specializzati, spiega Tiyan Shen, professore alla Peking University. Per molti aspetti, lo sviluppo dei distretti industriali è lo specchio più fedele del recente sviluppo della Cina. Da un lato, la crescita regionale di alcune aree più favorite dalla liberalizzazione economica stimola la nascita dei distretti. Dall'altro, l'espansione dei distretti fa da traino alle economie locali”. D'altronde, basta dare un'occhiata alla cartina geografica per capirlo. I distretti sono nati, cresciuti e proliferati nelle aree più ricche della Cina. I due grandi Delta, quello del Fiume delle Perle e dello Yangtze, lo Zhejiang, lo Shandong e il Golfo di Bo Hai. Vale a dire lungo la fascia costiera, dove il volano distretto-sviluppo locale ha funzionato a meraviglia.
Concentrazione di competenze, libero accesso alle risorse, abbondanza di fattori produttivi, economie di scala, vantaggi competitivi (spesso a livello mondiale): i distretti industriali cinesi rientrano nella classificazione proposta a suo tempo da Michael Porter, il professore di Harvard cui si deve la prima sistematizzazione teorica del concetto di “industrial cluster”. Ma c'è un punto sul quale i distretti industriali del Celeste Impero si differenziano profondamente dalle esperienze di altri Paesi industrializzati: la totale assenza di radici storiche. E questo rappresenta di per sé un elemento di debolezza.
Teorie a parte, la crescita economica futura della Cina passa dalla sua capacità di moltiplicare i cluster. «Lo sviluppo del Paese dipende dalla divisione del lavoro, dalla specializzazione produttiva e dalle economie di scala. Ecco perché sarebbe bello se in futuro ogni città, ogni villaggio cinese potesse avere un proprio distretto industriale. Ma non sarà facile, soprattutto per le Province povere dell'Ovest dove mancano le costruzioni strutturali per lo sviluppo cluster», dice Chen Yao esperto di economia industriale dell'Accademia delle Scienze sociali.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 18/10/05 a cura di Pambianconews