Una fama di produttori di cotone d'alta qualità, sette zone franche ben attrezzate dal punto di vista delle infrastrutture e degli incentivi agli investimenti esteri, grande abbondanza di energia elettrica e buon mercato. Ma soprattutto, la chance di aggirare le restrizioni all'esportazione che Ue e Usa le stanno imponendo. Ecco perché la Cina ha scelto di investire nel tessile in Egitto, Paese a cui è legata da una crescente dipendenza commerciale per via dell'approvvigionamento petrolifero e al quale anche per questo deve una contropartita.
L' atto formale di questa alleanza è stato sancito dall'accordo siglato fra il Ministero del Commercio di Pechino e quello degli Investimenti del Cairo: il China Textile Machinery Group (di proprietà dello Stato, di qui l'intervento diretto del Ministero) investirà 12,5 milioni di dollari nella realizzazione di una mega-fabbrica tessile nella free zone del Golfo di Suez. Ma è solo l'atto formale, appunto: perchè delle 127 compagnie cinesi già presenti in Egitto, ben 48 hanno a che fare col business dei filati.
Anche l'Egitto ha di che guadagnare dall'alleanza con il colosso asiatico. L'industria tessile qui rappresenta una quota consistente della produzione nazionale, più o meno il 27%, e il Governo del Cairo si è dato l'obbiettivo di farla crescere ulteriormente, fino a raddoppiarne la capacità di esportazione entro il 2010.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 18/10/05 a cura di Pambianconews