Il Governo del Sudafrica e il gruppo De Beers, che controlla più del 50% dei diamanti grezzi mondiali, sono in rotta di collisione e l'attrito minaccia da vicino i tradizionali flussi delle gemme. Johannesburg, quarto produttore mondiale di pietre (in valore), con una nuova legge mineraria si propone di costituire una società statale di trading alla quale dovrebbero essere conferiti i diamanti grezzi perché siano poi distribuiti ai centri di taglio, con particolare riguardo per le aziende piccole e gestite dai neri.
Sull'export di gemme grezze incombe anche la spada di Damocle di un dazio del 15%, quasi il doppio rispetto alle intenzioni iniziali. Lo scopo è quello di favorire le imprese di piccole e medie dimensioni e di vendere prodotti a più elevato valore aggiunto. Il bersaglio della manovra è la Dtc, il braccio commerciale della De Beers, che fa confluire a Londra le pietre estratte in Sudafrica, Botswana, Namibia e in altre parti del mondo, per selezionarle e distribuirle ai clienti. Se la legge dovesse passare, dicono alla De Beers e alla Anglo American (che del gruppo sudafricano controlla il 45%), gli investimenti nel settore subirebbero un tracollo, diverse piccole miniere sarebbero forzate alla chiusura e si assisterebbe a un'impennata del contrabbando di diamanti.
La Diamdel, filiale della De Beers per la vendita in Sudafrica, lo scorso anno ha fornito a più di 100 piccoli centri di taglio gemme per 71,6 milioni di dollari. Il compromesso offerto dal gruppo è quindi proprio la cessione al Governo del 50% della Diamdel. Nella frattura che si sta creando, cerca di farsi largo il secondo gruppo diamantifero mondiale, quello del miliardario israeliano Lev Leviev, che si è già detto pronto a investire in Sudafrica 116 milioni di dollari per un centro di taglio e lavorazione delle gemme.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 13/10/05 a cura di Pambianconews