Consob boccia la Fin.part e rischia di spalancare il baratro del fallimento alla holding milanese. La commissione di Lamberto Cardia «ha vietato la pubblicazione» del documento relativo alla doppia offerta pubblica di scambio promossa dalla società, e dalla controllata Cerruti Finance, nei confronti degli obbligazionisti. L'Ops puntava a rimborsare, in via parziale, gli oltre 210 milioni di bond non pagati da Fin.part ormai un anno e tre mesi fa (metà luglio 2004). L'Ops e l'approvazione da parte dei bondholder sono condizioni basilari del piano di salvataggio, in mancanza delle quali per Fin.part diventa estremamente complicato ottenere un nuovo rinvio al fallimento nell'udienza fissata il prossimo 20 ottobre davanti ai Tribunale di Milano.
Il divieto della Consob rappresenta un provvedimento senza precedenti, visto che la Commissione in passato aveva dato il via libera ad altre operazioni di scambio obbligazionario. Evidentemente, riferiscono a F&M fonti vicine all'operazione, «anche la situazione di Fin.part non ha precedenti». Consob ha spiegato la decisione facendo specifico riferimento agli articoli 94 e 95 del Tuf. In base al primo, si è ritenuto che l'Ops avesse i presupposti di una sollecitazione all'investimento, alla luce del forte sconto imposto agli obbligazionisti (per cui era previsto un rimborso del 30% del credito in sei anni e un 35% convertito in azioni della nuova Fin.part). Di conseguenza, Consob ha applicato l'articolo 95, per cui non ci può essere sollecitazione da parte di chi non ha i bilanci certificati (e Fin.part non li ha da tre anni). Tuttavia, queste obiezioni potevano già essere sollevate lo scorso 15 luglio, data del deposito del prospetto.
Il fatto che la Commissione abbia impiegato due mesi e mezzo per chiudere l'istruttoria dà l'impressione di un giudizio sull'intero piano di salvataggio. Su cui Cardia non ha voluto apporre il proprio imprimatur. Del resto, il dissesto di Fin.part parte da lontano, dagli ultimi anni della gestione di Gianluigi Facchini. Una storia caratterizzata da operazioni sballate dove sono spariti milioni di euro (a Lafico), da strane alleanze (con Olcese), da ingiustificati finanziamenti a pioggia (da Intra) e da bond anche troppo sponsorizzati dalle banche.
Estratto da Finanza&Mercati del 5/10/05 a cura di Pambianconews