L'industria tessile Indiana punta sul settore dei prodotti della casa per conquistare un primato mondiale nelle esportazioni, come i rivali cinesi hanno fatto sul fronte del tessile per l'abbigliamento e degli accessori. Le indicazioni di mercato, secondo uno studio dell'istituto di ricerche Crisil, permettono di confermare le previsioni fatte all'inizio dell'anno con l'abolizione delle quote. Per tutto il 2005 queste danno una crescita nelle esportazioni del settore tessile nel suo complesso pari all'11%, con un fatturato equivalente a circa 10 miliardi di euro, un terzo del valore del volume manifatturiero nazionale.
Se il fatturato dell'export è destinato a raddoppiare entro il 2010, la crescita interesserà soprattutto il settore dei tessuti e delle stoffe per la casa (dal bagno alla camera da letto), e in misura minore il settore dell'abbigliamento. Nel tessile per la casa fra i principali clienti dell'export indiano ci sono al momento Usa e Italia. Nell'anno fiscale chiuso il marzo 2005, le aziende indiane hanno esportato negli Usa per un totale di quasi 32mila 918 milioni di rupie (630 milioni di euro circa) e in Italia per quasi 9.230 milioni di rupie (190 milioni di euro circa).
L'industria Indiana non ha i controlli di qualità necessari a garantire lavorazioni complesse come il taglio e cucito, e non può pertanto fare concorrenza sul fronte dell'abbigliamento a un rivale come la Cina. Nè ha investito nel rinnovo degli impianti per sfruttare i prevedibili vantaggi derivanti dall'abolizione delle quote, ma ha le tecnologie, le macchine e le conoscenze per garantire tessuti di qualità e di buon design in prodotti che richiedono una minore lavorazione di fìnitura.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 21/09/05 a cura di Pambianconews