Il presidente cinese Hu Jintao ha fatto sfoggio di buona volontà economica e politica nel summit bilaterale con George W. Bush, avvenuto ai margini del pellegrinaggio di capi di Stato per la 60esima Assemblea Generale dell'Onu. Il leader di Pechino ha ammesso l'esistenza di squilibri commerciali e si è impegnato a risolverli al tavolo negoziale.
L'apertura commerciale ha rappresentato un segnale importante per la distensione. Il grave deficit americano dell'interscambio, dieci miliardi di dollari con Pechino solo in agosto, solleva crescenti proteste a Washington e richieste di nuove barriere protezionistiche capaci di frenare l'importazione del made in China. Uno dei settori più caldi è il tessile, dopo la fine di un sistema di quote che ha spalancato le porte a nuovi flussi di prodotti cinesi.
“Vorrei sottolineare, ha detto Hu, che non auspichiamo un enorme surplus con gli Stati Uniti e che siamo disposti a lavorare assieme per adottare misure che aumentino le importazione di beni americani da parte della Cina”. “È innegabile, ha aggiunto, che gli scambi bilaterali si sono sviluppati così rapidamente da provocare alcune frizioni”.
Bush, da parte sua, ha riconosciuto che la recente flessibilità introdotta da Pechino nel cambio dello yuan rappresenta un buon primo passo, pur precisando che occorrono ulteriori riforme.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 15/09/05 a cura di Pambianconews