Il made in Italy ormai ha perso la guerra contro la concorrenza orientale: quello che fa ancora la differenza non è dove si produce, ma la capacità stilistica, l'Italian style» ammette Sergio Tegon, presidente di Ca' Da Motto, azienda veneta della sartoria di alta moda che ha chiuso il 2004 con un fatturato di oltre 38 milioni di euro e prevede per quest'anno un aumento dell'8%. «Ormai anche il segmento degli abiti di lusso è in difficoltà e il prezzo è diventato un fattore importante. Perciò i nostri laboratori di produzione sono delocalizzati nei Paesi dell'Est europeo e dell'Estremo oriente, oltre che in Cina».
Più vendite all'estero, ma produzione rigorosamente made in Italy è invece la strategia di Pal Zileri, marchio vicentino dell'alta sartoria maschile che da Europa, Asia e America ricava oltre la metà del suo fatturato. «I nostri capi sartoriali sono realizzati nella sede di Quinto Vicentino, per assicurare la qualità che deriva dalla capacità ed esperienza di lavorazione manuale difficilmente trovabile all'estero» spiega Alfredo Pevarello di Forall, Presidente a cui fa capo Pal Zileri. Il successo di questa strategia si misura con la crescita della quota di fatturato consolidato proveniente dall'estero: dal 4 al 65% in soli tre anni, su un totale di 109 milioni di euro nel 2004, in linea con i due anni precedenti.
Alfiere della produzione tutta italiana è anche Càrrel, azienda veneta di abbigliamento sartoriale che produce 1.200 capi al giorno e oltre 250 mila camicie l'anno, realizzando un fatturato consolidato di 10 milioni di euro.
Estratto da Economy del 9/09/05 a cura di Pambianconews