Miuccia Prada, classe 1951, milanese purosangue, non fa fatica a contraddire il cliché del designer di moda autoreferenziale, presenzialista e incriticabile. «La signora Prada è un tipo straordinario, con un interesse vitale per ciò che può alimentare la sua creatività, dall'arte alla filosofia. Con lei si può parlare di tutto, forse un po' meno di moda » ironizza Massimo Cacciari, attuale sindaco di Venezia. I due ebbero modo di incontrarsi nel novembre del 2003 in occasione della presentazione dell'accordo pluriennale di collaborazione tra l'ateneo privato Vita-Salute dell'ospedale San Raffaele di Milano e la Fondazione Prada.
Miuccia Prada è riuscita con la sua griffe a non identificare solo un genere di prodotto quanto piuttosto un modo di vita e di interpretare il mondo. A questo ha contribuito la Fondazione, fortemente voluta anche dal marito Patrizio Bertelli e che, dal 1993, oltre a portare in Italia per la prima volta artisti di livello internazionale, ha inaugurato una nuova forma di collaborazione per nulla assimilabile al mecenatismo, quanto piuttosto alla coproduzione di progetti spesso anche utopici.
E soprattutto ha sperimentato una comunicazione di brand del tutto innovativa. Non è un caso, infatti, che lo sbarco in Cina, a Shanghai, non avvenga con la sola apertura di un «epicentro», come sono state battezzate le poliedriche boutique del marchio che di giorno sono agorà dello shopping, mentre di sera si trasformano in teatri, sale cinematografiche o spazi espositivi. Ma anche con l'apertura di una nuova sede della Fondazione.
«Sarà uno spazio pubblico, adibito soprattutto a sala cinematografica, e verrà inaugurato probabilmente con una rassegna di pellicole asiatiche degli anni Trenta, Quaranta che abbiamo restaurato con la Biennale di Venezia e che verrà presentata in anteprima proprio durante la Mostra internazionale d'arte cinematografica» spiega con un po' di reticenza Miuccia. «Non mi piace fare anticipazioni. Le cose possono cambiare nel frattempo. Comunque l'idea è quella di non esportare solo prodotti ma di inaugurare una collaborazione, un processo di scambi di idee nel luogo in cui si approda».
Estratto da Panorama del 2/09/05 a cura di Pambianconews