Riaprono le frontiere per i prodotti dell'abbigliamento fabbricati in Cina e spediti all'indirizzo dell'Unione europea tra l'11 giugno e il 12 luglio scorso (compreso). Ma scoppia la bagarre in Europa, per il ´nein' urlato dalla Germania alle limitazioni imposte alla Cina per l'importazione di materiali tessili e di abbigliamento; una contrarietà, quella teutonica, espressa con una lettera inviata alla Commissione Ue dal ministro dell'economia di Berlino, Wolfgang Clement, e motivata dal fatto che i vincoli europei, entrati in vigore il 12 luglio scorso, ´minacciano di causare grandi danni alla produzione e al commercio della Germania'.
L'importante è che dalle polizze di carico dei prodotti tessili made in Cina risulti che la loro spedizione sia stata effettuata entro il 12 luglio scorso; in caso contrario le merci resteranno bloccate in Tir e container. In ogni caso, dovrebbero tirare un momentaneo respiro di sollievo le grandi catene di abbigliamento a larga diffusione che hanno delocalizzato la produzione dei capi tessili all'ombra della Grande Muraglia e che, ora, vedono bloccate alla frontiera le loro merci prodotte a ridosso della firma del memorandum sul tessile.
´L'accordo sul tessile cinese sta funzionando e la penuria di maglioni in Germania ne è la dimostrazione'; ha toni decisi la reazione del viceministro alle attività produttive, con delega al commercio estero, Adolfo Urso, in merito alle richieste di Berlino di sbloccare le quote all'import di tessile cinese in Europa. Secondo Urso, ´l'accordo con la Cina, fortemente voluto dall'Italia, è pienamente efficace ed è sicuramente utile alla ripresa produttiva del tessile, che ha 800 mila occupati nel nostro paese. L'Italia', chiosa il viceministro, ´si associa alla Francia nell'invitare i commercianti europei e, dunque, anche quelli tedeschi a rifornirsi di prodotti euromediterranei'.
E, in merito alla richiesta tedesca, afferma: ´Solo quando saranno disponibili dati completi potranno essere eventualmente esaminate soluzioni tecniche alternative legate a esigenze di mercato, senza però modificare i contenuti dell'intesa necessaria per dare fiducia all'industria e ai lavoratori europei del settore'. Netta chiusura alle istanze tedesche anche da Paolo Zegna, presidente della Federazione Ati-Smi, nata dall'unione tra Associazione tessile italiana e Sistema moda Italia: ´Pacta sunt servanda, i patti vanno rispettati', ricorda seccamente Zegna.
Estratto da ItaliaOggi del 18/08/05 a cura di Pambianconews