Non solo Cina. Il gigante asiatico ha catturato l'attenzione indiscussa di politica e imprese. «Bisogna girare, si trovano pepite in ogni mercato», dice Ermenegildo Zegna, amministratore delegato dell'omonima azienda di Biella. Tra le sue mete, la Cina, ma anche il Giappone. La crescita è all'1,6%, ma Tokyo, racconta Zegna, resta il punto di riferimento dell'area asiatica: «È li che si possono osservare le tendenze dell'abbigliamento, specie maschile». Da Tokyo si affermano i modelli di consumo nel continente asiatico, dando slancio a quei prodotti dove il nostro made in Italy è vincente: moda, design, stile di vita.
Ma dal Giappone ci arriva anche un rimprovero, come spiega il presidente dell'Ice, Beniamino Quintieri: la qualità non basta, servono più marchi per imporsi. Uno sforzo che rappresenta una chance per le piccole imprese, tanto più che nell'area si stanno affacciando nuovi protagonisti: a guardare i dati della Corea del Sud, secondo uno studio Ice-Prometeia, nel 2006 ci sarà un raddoppio delle importazioni di beni di consumo del sistema moda (dal 6,4 al 13,6%), e cresceranno anche le importazioni di mobili ed elettrodomestici bianchi, dal 6,6 del 2005 al 14,2% del prossimo anno.
Serve una politica di marketing sempre più mirata e più flessibile, spiega Armando Branchini, direttore di Altagamma (le imprese del lusso made in ltaly): si creano macro mercati con affinità di stili di vita e culturali, che possono essere per le aziende italiane nicchie molto redditizie. Un esempio, il Medio Oriente: numeri piccoli ma che nel giro di qualche anno secondo le previsioni raddoppieranno. Nel Golfo tra 3-4 anni ci sarà, racconta Branchini, la più alta concentrazione di alberghi di lusso per chilometro quadrato: un'opportunità preziosa per le nostre griffe.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 14/07/05 a cura di Pambianconews