Certo con i tempi che corrono i player del tessile hanno poco da stare allegri, specialmente gli imprenditori della fascia media. Qualcuno però, come lo stilista-businessman Enzo Fusco lancia una vera e propria terapia d'urto contro il dumping cinese. «II problema dell'Italia è che ci sono tante idee, ma circola poco denaro. Ma c'è anche un diffuso bisogno di un prodotto che sia un mix di qualità e servizio a prezzi contenuti. E' un po' per questi motivi che ho creato una collezione basica di tshirt, polo, felpe e pantaloni principalmente in cotone e lycra, la Save 3 che, mi auguro, finirà per imporsi come la Fruit of the Loom del futuro. Soprattutto per le magliette che i cinesi riescono a vendere a prezzi stracciati sui nostri mercati».
Come pensa di sgominare la concorrenza cinese che ha ormai catturato la clientela media italiana ed europea? «Con la qualità: qualità dei prodotti e qualità dei servizi. E poi continua ricerca e creatività. Del resto è noto che molto spesso i capi prodotti in Cina, anche se costano la metà di quelli italiani, sono fallati e non garantiscono quel servizio di stock service, ossia di riassortimento costante della merce dal magazzino che in vece è uno dei nostri asset».
Parliamo di numeri. «La nuova collezione debutta con la primavera/estate 2006 in riferimento alla quale abbiamo già venduto 45.000 capi con un fatturato wholesale pari a 550.000 euro. Per quanto riguarda tutto il 2006, stimiamo che la Save 3 genererà un giro d'affari reatil di 2,5 milioni di euro».
Estratto da Affari&Finanza del 4/06/05 a cura di Pambianconews