“Parliamoci chiaro: a oggi noi della Diesel abbiamo già consegnato il 40-50% delle collezioni invernali. È su questi ordini che i negozianti fanno gli incassi veri, perché da parte del consumatore c'è l'impulso all'acquisto della primizia. Dunque, far sfilare la donna a fine settembre non ha senso: l'ideale sarebbe accorpare le date con l'uomo, a luglio e gennaio” dice Renzo Rosso, patron della Diesel. «I buyer della donna e dell'uomo sono al 70% gli stessi e così taglierebbero i costi di viaggio e permanenza, troppo ingenti in un momento così difficile. Inoltre, con lo schema attuale, per chi gestisce grandi volumi è più difficile focalizzarsi sul giusto mix di prodotti».
“Penso che per l'uomo sia il momento di ripensare la formula», dice Patrizio Bertelli, amministratore delegato del gruppo Prada, mentre lo stilista Alessandro Dell'Acqua ammette: «Per l'uomo le passerelle andrebbero cancellate: difficile creare ogni stagione qualcosa di realmente innovativo, al contrario di quanto si può fare per la donna”.
Concentrare in due sole date all'anno le collezioni uomo e donna non sembra una buona idea a Mario Boselli, presidente della Camera nazionale della moda. «Cosa facciamo, 330 sfilate e presentazioni due volte all'anno? Non scherziamo… Possiamo sederci a un tavolo e riflettere sul futuro, ma va salvaguardato il collegamento strategico con il Pitti per l'uomo e con il nuovo progetto moda donna di Milano. Altrimenti il sistema salta».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 29/06/05 a cura di Pambianconews