Il 10 giugno Bruxelles era riuscita a convincere Pechino a limitare il proprio export a tassi di aumento ragionevoli e qualcuno era rimasto sorpreso della buona volontà del ministro cinese Bo, capace di calmare con una firma il terremoto scatenato dalla caduta delle quote dell'accordo Multifibre. Ma non è stato un grande sacrificio per l'esplosiva industria manifatturiera cinese: perché l'aumento reale dell'export rispetto al 2004 quest'anno sarà del 156% per le magliette, del 181% per camicette, maglie e abiti da donna e addirittura del 319% per i pantaloni.
Per ottenere queste cifre è bastato un piccolo artificio nel calcolo del punto di partenza. Non l'intero 2004 ma un periodo che va dall'aprile 2004 a marzo 2005: dentro, ci sono i primi tre mesi dell'anno, quelli della corsa al mercato europeo con prezzi ridotti per entrare più velocemente, quelli dei maglioni cresciuti al ritmo del 534% e dei pantaloni al 413 per cento.
Il sistema di quote partirà il 20 luglio ma il problema è che nel frattempo le ipotesi della Commissione potrebbero nascondere una realtà molto più pesante. Anche perché le licenze, le richieste di importazioni che dovevano servire a monitorare gli acquisti dalla Cina, a metà anno sono già andate oltre i tetti previsti per l'intero 2005: vuol dire che la maggior parte dei container è già pronta a partire e la scadenza del 20 luglio sicuramente farà accelerare le spedizioni.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 28/06/05 a cura di Pambianconews