Milano è capitale della moda da 20 anni, ma altre città stanno seriamente insidiando il primato. Se poi si parla di vendite, boutique, vie commerciali, allora le cose sono già cambiate: Milano perde colpi. Se fossi una griffe straniera che pianifichi l'apertura di un negozio metterei Montenapoleone come settima o ottava scelta». Michele Norsa, amministratore delegato di Valentino ha lanciato il sasso nello stagno e non ha intenzione di tirare indietro il braccio.
"Milano è in crisi perché mancano buoni servizi e l'armonia giusta. II salone del mobile, le sfilate prèt-à-porter donna e uomo, le fiere dalle calzature all'occhialeria sono tutti momenti di grande richiamo, ma serve una strategia sulla metropoli».
A partire dai prezzi d'affitto?
«Quelli sono da pazzi. E francamente ingiustificati. È vero che in Italia i contratti d'affitto sono pluriennali e si adeguano solo all'Istat mentre all'estero possono variare più facilmente, ma se a questi si sommano i prezzi delle buonuscite allora diventano difficili da sostenere. Solo le grandi aziende possono permetterseli e facendo attenzione ai conti».
Insomma lei non ce l'ha con Montenapoleone, è l'organizzazione della città che non la convince?
«Si figuri se voglio dare addosso a una via. Resta il fatto che forse Montenapoleone non è più così indispensabile come una volta. Può tornare a esserlo a patto che non sia la città che langue. Se si ragionasse di aperture domenicali e relativi costi dei lavoro, di vitalità del centro, di valorizzazione della compattezza dei quadrilatero così amato dagli stranieri (il 50% dei clienti), allora le cose potrebbero cambiare. Ma l'ha vista bene Montenapoleone alle 20? È un deserto. Questo non è concepibile in una città che ha ambizioni di capitale della moda».
Estratto da Capital del 3/06/05 a cura di Pambianconews