La Cina muove al contrattacco contro la decisione degli Stati Uniti e dell'Unione europea di mettere un freno alle importazioni tessili dalla Grande Muraglia. Ma, al tempo stesso, si prepara ad ammorbidire Bruxelles e Washington con misure interne finalizzate a raffreddare le esportazioni di abbigliamento made in China.
Il Governo cinese sarebbe pronto a imporre una tassa sulle proprie esportazioni tessili. O meglio, ad aumentarla sensibilmente.
Il primo gennaio, alla scadenza dell'Accordo Multifibre, Pechino aveva già introdotto un'imposta sull'export. Dal mese di giugno, questa tassa dovrebbe salire di ben venti volte su tutti i prodotti tessile-abbigliamento in uscita dal Paese.
“Come si può pensare che un'imposta di mezzo euro sia sufficiente a penalizzare le vendite cinesi di abbigliamento nel mondo?”, osserva con disappunto un importante operatore tessile italiano.
Anche il ministro del Commercio, Bo Xilai, ieri ha usato parole dure contro i partner commerciali della Cina. “Europa e Stati Uniti, ha detto Bo, hanno avuto dieci anni di tempo per prepararsi alla fine del Multifibre. Ma invece di pensare a una soluzione, hanno tenuto in vita il sistema delle quote sino alla fine dell'anno scorso. Ora, dopo quattro mesi, hanno pensato di imporre dei limiti alle importazioni di prodotti tessili cinesi. Mi pare una decisione irragionevole. Hanno firmato degli accordi per il commercio internazionale. Ora devono rispettarli».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 19/05/05 a cura di Pambianconews