Sarà la salvezza, sarà un ghetto, sarà il risultato tardivo di una strada lastricata di buone intenzioni ma realizzate troppo tardi? Sulla Città della moda le opinioni sono tante, come si è visto anche in occasione dell'animatissima «Milano di moda», la prima conferenza strategica sul settore tenuta all'inizio di maggio. Dove si è parlato non soltanto del calendario delle sfilate, ma della sede in cui presentarle che nelle intenzioni dovrebbe essere all'interno del nuovo quartiere.
Nel complesso è previsto un investimento di 600 milioni di euro, garantiti da Hines Italia e, per un impegno di 100 milioni nell'arco dei prossimi cinque anni, dal gruppo Fondiaria Sai di Salvatore Ligresti, tramite la Milano Assicurazioni. Intanto Hines Italia ha acquistato nelle scorse settimane anche i 150 mila metri quadrati dell'area ex Varesine che, sottolinea l'amministratore delegato Manfredi Catella, «avrà uno sviluppo gestito sotto un segno comune, ma non fa parte del progetto originario e del masterplan dell'architetto César Pelli».
Ma l'area destinata alla moda non si è ulteriormente ridotta? «Direi che è stata ripensata. I 20 mila metri quadri dello spazio espositivo, suddivisi in tre: la mezzaluna di 10 mila metri quadrati, e altre due strutture di 5 mila metri quadrati, ai lati». Nel frattempo prosegue la trattativa per trovare un gestore della parte espositiva, che non può certo reggersi soltanto su otto settimane di sfilate all'anno. «La moda è uno degli elementi di primo piano che distinguono Milano, specifica Catella. Ma è il tassello di un settore più vasto che comprende design, stile di vita, cultura, le eccellenze del made in Italy. Se continuiamo a chiamarla Città della moda, nome che forse ingenera confusione, è perché Nicola Trussardi, che per primo aveva immaginato di portare queste aree a nuovo splendore, l'aveva battezzata così».
Estratto da CorrierEconomia del 16/05/05 a cura di Pambianconews