Il mercato del mobile soffre? Vero, ma i grandi marchi, gli operatori di fascia alta anche quest'anno hanno visto i loro fatturati salire. Un giro di opinioni fra gli imprenditori dell'arredamento e del design conferma una tesi di fondo: l'euro alto e la concorrenza dei paesi emergenti sono un problema relativo per chi basa la propria attività sulla qualità, l'investimento tecnologico continuo, le produzioni complesse e quasi su misura. Insomma, almeno per l'arredamento e il design il made in Italy sembra sconfiggere la politica del basso costo.
«Lo scorso anno abbiamo dovuto ritoccare i listini americani per due volte, conferma Claudio Luti, amministratore delegato di Kartell, che vende all'estero il 75% dei suoi prodotti, ma alla fine abbiamo comunque aumentato le vendite. Cresciamo in fatturato, siamo in grado di autofinanziare le nostre nuove iniziative, investiamo moltissimo in ricerca e non abbiamo nessuna intenzione di delocalizzare. Sarebbe facile portare in Cina lo stampo di una sedia, ma perderemmo l'anima dell'azienda, quel network con fornitori e progettisti che qui lavora così bene. Il problema non è produrre a costi inferiori, ma riuscire a mantenere la leadership sul mercato mondiale, comunicare un'immagine di eccellenza, un marchio assolutamente riconoscibile. Noi facciamo ricerca e sperimentazione in modo forsennato, il problema è chela sedia di Magistretti per cui abbiamo trovato soluzioni di alta tecnologia dopo un paio di mesi è già stata copiata. E nessuno ci protegge in questo senso».
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«L'euro alto è un problema, ammette
Carlo Molteni, amministratore delegato di un gruppo che produce mobili per la casa con Molteni, cucine con Dada e componenti per l'ufficio con Unifor, ma ci siamo sempre trovati ad affrontare questi problemi. Noi rispondiamo con la massima flessibilità, utilizzando tutte le strategie possibili: in Cina siamo entrati prima con i mobili per la casa e attraverso questa rete adesso proponiamo l'ufficio. Rimane il fatto che solo gli italiani sono in grado di fare certi lavori. Stiamo preparando cucine progettate da Jean Nouvel per una serie di appartamenti a New York: solo un'azienda italiana poteva gestire una commessa di tale complessità tecnologica e progettuale».
Estratto da CorrierEconomia del 4/04/05 a cura di Pambianconews