Prada, il gruppo del lusso guidato da Patrizio Bertelli, chiuso il bilancio 2004 al di sotto delle aspettative, si trova ormai a un bivio: deve scegliere come ristrutturare il debito esistente. E so |
Per rifinanziare il debito complessivo di 1,3 miliardi, Lazard ha studiato due opzioni. La prima prevede di rimborsare il bond convertibile da 700 milioni di euro, in parte con l'emissione da 300 milioni di un prestito “mezzanino” (un finanziamento subordinato agli altri debiti e che per tipologia si colloca a metà tra debito e capitale) e in parte con un prestito intercompany. A sua volta le società operative dovrebbero raccogliere circa un miliardo di euro: 600 milioni con un prestito bancario e 400 con un bond high yield.
La seconda ipotesi prevede che le banche, che attualmente garantiscono il prestito obbligazionario da 700 milioni, ovvero Unicredito, Intesa, Centrobanca e la Popolare Lodi, si facciano carico, magari con l'aiuto di qualche altro istituto, dell'intero debito di Prada. Un salvataggio da 1,3 miliardi, meno costoso, ma che costringerebbe le banche a ingoiare il boccone, in attesa della ripartenza del business del gruppo e dell'eventuale quotazione.
La strada del rientro, infatti, potrebbe essere lunga: per il 2005 Bertelli ha confidato in azienda di attendersi un margine operativo lordo delle attività strategiche di 210 milioni e per quelle destinate alla cessione un mol ancora negativo di 10 milioni. Toccherà, invece, a Carlo Mazzi, nuovo direttore finanziario di Prada subentrato a Riccardo Stilli, consigliare la soluzione migliore.
Estratto da La Repubblica del 22/03/05 a cura di Pambianconews