Il gruppo Lvmh nei prossimi cinque anni crescerà, anzi raddoppierà. Ma se Louis Vuitton è una garanzia rimane la scommessa sugli altri marchi della moda a partire da Fendi. Il raddoppio delle vendite del gruppo lo aveva a suo tempo pianificato e dichiarato Bernard Arnault (nella foto) il grande capo di Lvmh e lo riconferma da Parigi Toni Belloni in prima linea sulle strategie del gruppo, a fianco di Arnault, non solo per la moda che rimane il business più importante ma per tutte le altre attività, dai liquori e vini ai profumi, dagli orologi e gioielli alla distribuzione selettiva, rappresentate da una cinquantina di marchi.
|
|
|
Fermandoci a considerare i beni di lusso legati alla moda succede che, come d'altronde anche per il gruppo Gucci, il competitor diretto, a trainare vendite e profitti è il marchio storico e più importante, Louis Vuitton (rappresenta circa il 70% dell'utile operativo e il 30% del fatturato di tutto il gruppo Lvmh che ha chiuso iI 2004 con un utile netto di 1,01 miliardi di euro, un utile operati vo di 2,4 miliardi e vendite per 12,6 miliardi). La maggior parte degli altri marchi della moda sono ancora lontani dal portare a casa profitti.
«Abbiamo un magnifico portafoglio di 50 marchi, spiega l'italiano Toni Belloni, che rimangono all'interno del gruppo perché siamo convinti che abbiano qualcosa da dare dal punto di vista economico e del prestigio. Alcuni sono ad un giro di boa e altri ancora all'inizio del ciclo come Givenchy».
Estratto da Affari & Finanza del 21/03/05 a cura di Pambianconews