«Paura della Cina? Personalmente mi fa più paura la mancata reazione dell'Europa, dell'Italia, della Germania. La Cina fa il suo mestiere che è quello di qualsiasi Paese: piazzare al meglio i propri prodotti». Parla il leader dell'abbigliamento casual Luciano Benetton.
Abbiamo quindi già perso la competizione?
«Ma no! Tutt'altro: la sfida per ogni imprenditore è offrire un prodotto al giusto rapporto qualità e prezzo in modo da renderlo competitivo. Parlando di moda poi, abbiamo dei vantaggi. Non è facile per un Paese nuovo raggiungere i livelli del nostro sistema. Dobbiamo pensare non soltanto al semplice prodotto, ma alla ricerca e alla qualità dei tessuti allo stile e alla distribuzione. Da Pitti alle sfilate di Milano, dal “prêt-à-porter” a Parigi, Londra, e al valore dei brand che sono la parte che dà maggior sicurezza al consumatore».
Allora lei ritiene che per la moda il prezzo non sia tutto e che si possa competere con le scarpe cinesi che costano 10 euro?
«Non a caso ho parlato di rapporto prezzo-qualità. Una scarpa, una maglietta acquistata per pochi euro non può essere nè di moda nè di buona qualità. In questo senso più che le imprese bisognerebbe difendere i consumatori».
Quali possono essere i provvedimenti da prendere a tutela della competitività, in questo clima sembra tutto inutile.
«Ogni misura che permette a un Paese e alle sue imprese di essere maggiormente competitive è utile. Ma, se si crede che questo sia sufficiente, si sbaglia».
Il suo ottimismo però non è condiviso dalla Borsa. Il vostro titolo, appena avete annunciato utili in discesa, ha perso il 20%…
«Questo è davvero incomprensibile. Abbiamo detto al mercato che riducevamo i profitti per investire di più sulla rete di distribuzione, sui negozi, sui prodotti, per fare politiche di prezzo più aggressive e vicine ai clienti. E il risultato è che il titolo è stato punito».
Estratto da Corriere della Sera del 13/03/05 a cura di Pambianconews