Vince il prodotto, al di là della griffe o del nome dello stilista. Il consumatore guarda il prodotto da vicino senza farsi troppo abbagliare dal nome che porta. E' disposto a tirar fuori dal portafoglio una bella cifra, ma solo se quel vestito o quell'accessorio la vale. Dopo tutte le sfilate delle scorse settimane che anticipano la moda che vedremo in vetrina nel prossimo autunno-inverno si possono tirare un po' di somme e capire come e se si incontrano domanda e offerta.
Mai come di questi tempi, in cui i negozi fanno molta più fatica di una volta a vendere abbigliamento e scarpe, si guarda alla vera qualità di un prodotto piuttosto che al luccichio della sua marca. La qualità vince sul glamour patinato che emana dal nome delle griffe. Questo vale in particolar modo peri consumatori più smaliziati nei confronti del lusso, quelli che hanno una consuetudine di decenni nell'acquisto di questo genere di beni.
«La moda utilizza modelli di vendita troppo vecchi, commenta Piero Pizzi, un distributore italiano di abbigliamento. Per esempio ignora del tutto il canale internet che è il futuro per vendere la moda ai teenager». Insomma si cercano alternative per riaccendere i consumi anche se ci sono dei capi che non risentono della crisi.
Estratto da Affari & Finanza del 7/02/05 a cura di Pambianconews