Dopo dodici anni i tessili tornano a scioperare contro la crisi del settore. Domani gli 800 mila lavoratori fermeranno le fabbriche per chiedere al governo di intervenire a difesa del made in Italy. Sono a rischio quasi 100 mila posti di lavoro e nel biennio passato (2003-2004) ne sono già state persi 48 mila. Sono almeno 28 mila le aziende che potrebbero chiudere in un settore nel quale oltre il 70 per cento degli occupati è donna. Da qui la data simbolica dell'8 marzo.
Quello dell'industria tessile (abbigliamento e calzature) è un settore strozzato dalla concorrenza della Cina. Una competizione senza precedenti e non sempre leale: da una parte un bassissimo costo del lavoro e un'assoluta mancanza di tutele sindacali, e dall'altra l'estesa pratica delle contraffazioni. Da qui le richieste dei sindacati per una politica industriale che faccia leva su tutti i possibili strumenti.
Secondo uno studio della Filtea tra il 2000 e il 2003 l'occupazione nel sistema moda è diminuita di 75 mila unità (- 8 per cento). A fianco dei tessili scenderanno in piazza anche i leader di Cgil e Cisl, Guglielmo Epifani e Savino Pezzotta. Il primo sarà a Biella, il secondo a Prato. Il segretario confederale della Uil Paolo Pirani interverrà alla manifestazione di Como.
Estratto da La Repubblica del 7/02/05 a cura di Pambianconews