La crescita dei big del lusso passa attraverso la rivoluzione del retail, del modo di vendere i prodotti. Non funziona più il negozio monomarca della griffe, dove si trova un solo marchio. A sostenere la tesi è Giacomo Santucci, tra i manager della moda, in circolazione, più quotati. Secondo lui per ricominciare crescere a certi ritmi i big del lusso devono ripensare il loro modello di sviluppo e soprattutto quello distributivo. Santucci, tra l'altro, sta investigando la possibilità di creare un concetto come lui dice “creativo” di retail all'italiana, una sorta di modello esportabile, perla cordata capeggiata da Aedes che partecipa all'asta Rinascente-Upim.
Santucci, lei sostiene che il lusso, se vuole raddoppiare le proprie crescite, come alcuni gruppi hanno dichiarato di voler fare, deve cambiare il modello di riferimento sia che lo ha fatto crescere negli ultimi anni
«Credo che quello stesso modello che ha fatto sviluppare marchi e gruppi negli ultimi anni oggi ne rappresenti invece un limite. Negli ultimi anni la crescita è stata guidata dalla diversificazione dei prodotti, dei mercati, dallo sviluppo retail e dalle licenze, in particolare quelle dei profumi e degli occhiali. Tutte aree sfruttare ampiamente che quindi nei prossimi anni non consentiranno raddoppi di business. E poi tutta la strategia dell'esclusività del marchio non permette, pena la contraddizione, di raddoppiare i propri volumi di crescita».
Qual è, quindi, secondo lei il nuovo modello per crescere nel futuro?
«Il mercato sta cambiando, si sta diversificando e i grandi marchi non possono far finta di niente. Voglio dire che i big del lusso devono rendersi conto che oggi il valore di un marchio non è nell'esclusività, ma semmai nel suo contrario. Nell'essere accessibile in ogni parte del mondo, come di fatto è, senza per questo perdere il suo fascino di prodotto di lusso».
Estratto da Affari & Finanza del 21/02/05 a cura di Pambianconews