Le stime per il 2004 di Prada, gruppo guidato da Patrizio Bertelli e Miuccia Prada, sono positive: il fatturato dovrebbe essere cresciuto a 1,4 miliardi e l'indebitamento dovrebbe essere sceso a circa 385 milioni. Il risultato è stato ottenuto cedendo immobili di valore (307 milioni di euro), realizzando nuove linee e prodotti e con un ricambio del management finanziario che aveva lo scopo di portare la griffe in Borsa entro il 2005. L'arrivo, pochi mesi fa, di Paolo Mazzi dal gruppo Sanpaolo Imi sulla poltrona di direttore finanziario è stato un acquisto che il mercato ha apprezzato.
Ma Bertelli e il suo gruppo non sono pronti a fare il grande salto sul listino. La società è troppo affaticata dal peso dei debiti per ricevere una valutazione adeguata sul mercato. E il presidente sa che la quotazione in Borsa sarà un passaggio obbligato, ma non vuole farlo in condizioni finanziarie di debolezza. Oggi la società potrebbe essere valutata in modo non adeguato: l'ultima stima arriva a 3 miliardi di euro. Così l'imprenditore sta lavorando per migliorare i conti.
In vista della scadenza del bond da 700 milioni, Prada ha ceduto alle società immobiliari Aedes e Beni Stabili oltre 230 milioni di euro di negozi tra cui il palazzo nella Fifth Avenue a New York e le vetrine di Parigi, Los Angeles, Tokyo e Milano che ha poi ripreso in affitto. Più di recente, Prada ha ceduto palazzi per altri 77 milioni di euro alla joint venture immobiliare tra Pirelli Re e Soros: un passo sofferto, ma necessario per dimostrare buona volontà alle banche e per ottenere nuovi finanziamenti.
L'insieme di queste iniziative ha portato frutti importanti: l'indebitamento netto di gruppo è sceso dai 990,7 milioni di euro del 2000, quando il fatturato era di 1,6 miliardi, ai 680 milioni del 2003, a fronte di un giro d'affari di 1,36 miliardi. E la società non ha mai smesso di macinare utili: i 94,6 milioni del 2000 erano scesi a 27 nel 2002 per poi risalire a 36,2 nel 2003. Ora, però, Bertelli è al giro di boa: perché fra quattro mesi scade il bond da 700 milioni che, in qualche modo, il gruppo dovrà rimborsare.
Estratto da Economy del 4/02/05 a cura di Pambianconews