Marco Boglione è l'azionista di riferimento di Basicnet, la società che possiede i marchi Kappa, Robe di Kappa, Jesus Jeans, K-Way e Superga. Ma anche una delle società che ha grandi legami con la Cina. Fin dall'inizio produce tutto là. Ha un accordo forte con il licenziatario Li-Ning. E, soprattutto, è una società quotata che ha tra i suoi soci importanti un gruppo cinese: Li & Fung, una grande trading company quotata a Hong Kong, 5 miliardi di dollari di ricavi.
Lei è favorevole all'etichetta di origine, al «made in…»?
«Certo. Non vedo perché non usare un elemento importante di comunicazione, che serve a informare di più il consumatore e che può costituire un maggior valore aggiunto».
Con Basicnet lei è partito producendo in Cina.
«Dieci anni fa ho comprato un'azienda fallita e l'ho reinventata contando su decisioni che in gran parte erano già state prese e altre che dovevano arrivare e che mi hanno permesso di produrre tutto in Cina fin dall'inizio. Oggi al consumatore non importa nulla di dove viene prodotta una cosa, mentre c'è interesse per i marchi, per il valore che il prodotto trasferisce sul consumatore grazie alla comunicazione».
È favorevole ai dazi?
«Il vantaggio dei dazi è che sono per tutti, chi paga è il consumatore. Ma il consumatore è anche cittadino, è anche un operaio. Lì sta ai nostri governanti fare la politica più conveniente. D'altra parte, oggi ci confrontiamo con problemi irrisolvibili. Kappa si confronta con marchi come Nike. Kappa è brava ma è anche la più piccola. Ora, siccome il consumatore compra ciò che viene pubblicizzato, io che sono piccolo e ho poche economie di scala cosa posso fare se non partire dal produrre dove producono i miei concorrenti? Per fortuna dieci anni fa non era così. Il prezzo retail nei diversi mercati non era ancora così globalizzato. Una tuta si vendeva a 120 mila lire e farla fare in Italia costava 25-30 mila lire, anche raddoppiando due volte per arrivare alla vendita ci si stava. Oggi, invece, viene venduta a 45 euro e il prezzo si è normalizzato a livello mondiale».
Estratto da CorrierEconomia del 24/01/05 a cura di Pambianconews