Nella grande discussione che tradizionalmente accompagna le aziende familiari, il passaggio del testimone è uno dei capitoli principali e anche uno dei più difficili da affrontare nel concreto nonostante le molte analisi e i molti tentativi di ricette oggi disponibili. Eppure, quello della proprietà è proprio uno degli elementi che influenza fortemente la crescita, o la non crescita, di un'impresa. Un'indagine realizzata dall'Università Bocconi, da Unicredit banca d'impresa e dall'Associazione italiana delle imprese familiari mette, infatti, la questione proprietaria tra le principali che condizionano lo sviluppo.
Spiega, infatti, Guido Corbetta, docente Bocconi tra i curatori dello studio, che «crescono di più le aziende dove la proprietà è concentrata. Nelle imprese in cui coesistono tante famiglie e la proprietà è impegnata nella transizione il processo di sviluppo è rallentato». I ricercatori hanno analizzato 18 imprese familiari, 10 delle quali con più di 250 dipendenti e cresciute più del 50% tra il 1997 e il 2001, cinque cresciute meno del 50% nello stesso periodo e tre con meno di 250 dipendenti, per un totale di 180 interviste. Tra in nomi, diversi quelli del tessile-abbigliamento e del lusso (da Tod's a Zegna, da Tessitura R. Candiani a Max Mara).
«Il processo di crescita, è scritto si innesta quando operano imprenditori con l'età compresa tra i 30 e i 43 anni, fatto questo spiegabile con la naturale energia che accompagna quell'età; e tra i 54 e i 65 anni, spiegabile con l'ingresso in azienda di figli e figlie motivati». Fondamentale il capitolo «management». Tutte le aziende risultate in fase di sviluppo avevano acquisito esperienze manageriali da imprese di dimensioni più grandi, «all'insegna del motto: squadra che vince si modifica. Nel senso che bisogna costruire attorno a una cultura esistente, ma sapendo anche rinnovare continuamente la squadra».
Estratto da CorrierEconomia del 10/01/05 a cura di Pambianconews