Sempre meno aziende e addetti. È l'identikit del tessile-abbigliamento in Piemonte Liguria e Valle d'Aosta. A fine 2004 il comparto contava 5.370 imprese e circa 50mila addetti: il 58% in meno rispetto al 1981, quando le aziende erano più di 13mila e gli occupati 118.780. Oggi come allora il peso piemontese nel contesto della macro area è preponderante: oltre l'80% delle aziende e più del 90% degli occupati.
La scrematura del settore cominciata con le crisi congiunturali cicliche sta subendo un'accelerazione sotto i colpi della concorrenza dei Paesi emergenti, Cina in testa, e del cambio euro-dollaro che penalizza le esportazioni di un settore che destina all'estero oltre il 50% della produzione. E il futuro non sembra riservare spiragli di ottimismo.
«Inutile pensare di difendere le lavorazioni a basso valore aggiunto», ammette Ermanno Rondi, vice presidente della Confindustria Piemonte e alla guida degli industriali di Biella, dove si prevede ancora una scrematura di 5mila addetti rispetto ai circa 20míia attuali. La partita ora si gioca su due fronti: difesa del made in Italy e tracciabilità dei prodotti da un lato, e alleanze con il gigante cinese dall'altro. I gruppi Zegna, Piacenza e Miroglio hanno già avviato rapporti di collaborazione e joint venture in Cina.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 5/01/05 a cura di Pambianconews