Qualche nube si è diradata: per il sistema moda italiano i conti 2004 dovrebbero registrare un leggero aumento del fatturato complessivo e un piccolo miglioramento degli utili. Ma si tratta di una ripresa molto selettiva: le differenze tra chi va bene e chi va male aumentano. «Il mercato, spiega Carlo Pambianco, presidente della società di consulenza Pambianco Strategie di Impresa, ha scosso un po' tutto il sistema e ha messo in evidenza chi è effettivamente bravo e chi no. E l'arrivo di una ripresa non farà che accentuare queste differenze».
Le differenze emergono con chiarezza dall'esame dei bilanci 2003 di un campione di 250 medie imprese (sotto i 150 milioni di fatturato), per un giro d'affari complessivo di 9,4 miliardi di euro, rappresentative dei vari settori: abbigliamento uomo e donna, sportswear, maglieria, intimo, calzature e pelletteria. I risultati di questa analisi, effettuata dalla Pambianco, sono stati confrontati con quelli dei primi 25 gruppi italiani della moda (21,8 miliardi di fatturato totale). Che cosa emerge? Anzitutto che le medie imprese guadagnano meno delle grandi, a causa delle minori sinergie che riescono a realizzare: nel 2003, l'anno nero per la moda, il fatturato delle medie aziende è sceso dello 0,4% mentre gli utili netti sono precipitati dall'1,5% del 2002 allo 0,1%. I gruppi, invece, hanno perso di più sui ricavi (-2,7% rispetto a un +2,5% del 2002) ma hanno mantenuto una redditività sufficientemente buona: dal 5,2% del 2002 al 4% del 2003.
Viene spontaneo, a questo punto, chiedersi quali sono i fattori di successo che accomunano queste aziende. Carlo Pambianco ne individua alcuni: «Chi va bene è chi fa una politica di marchio, per lo più con un unico brand. Poi è premiante la distribuzione: tutti i campioni hanno iniziato una strategia di negozi diretti». Come muoversi, dunque, per vincere la sfida dei mercati? «Prima di tutto bisogna mettere a posto i conti aggiunge Pambianco, ridurre i costi e capitalizzare l'azienda se necessario. Poi è scontato andare a vendere all'estero: da noi i consumi sono fermi. Quali siano i mercati forti è chiaro, conclude, il problema è come entrarci e quanto investire».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 23/12/04 a cura di Pambianconews