Quando lo hanno nominato al vertice di Richemont, uno dei rari grandi gruppi del lusso a livello mondiale, c'è stato chi si è sorpreso. Non tanto per la scelta interna, quanto perché tra i manager dei celebri marchi di Richemont, Norbert A. Platt era forse tra i meno noti. Lunga militanza aziendale, questo sì, ottimi risultati, ma non a capo di un brand di primissima fila: Montblanc non è Cartier. Invece la scelta di Johann Rupert, è stata univoca. Ha scelto Platt, 57 anni, tedesco di Amburgo con un passato alla Rollei, quella delle macchine fotografiche, e lo ha messo sulla poltrona di Ceo (amministratore delegato) di Richemont, in un momento delicato per il mercato e per il gruppo, i cui risultati sono condizionati dalla forza dell'euro e dalla debolezza del dollaro.
«Quando sono diventato presidente di Richemont, ha detto Rupert all'incontro annuale dello scorso settembre a Ginevra, comunicando la sua decisione, dissi che avrei tenuto il doppio ruolo di presidente esecutivo e di Ceo fino a che fossi riuscito a vedere il cambio di passo delle nostre performance. Ora siamo arrivati a quel punto». Un punto di svolta, di cambiamento. Anche se per ora Platt ufficialmente non parla: ha chiesto sei mesi prima di pronunciarsi sulla sua missione in Richemont. In un gruppo dai diffusi interessi, ma con una proprietà forte e concentrata, il suo arrivo ha evidenziato la voglia di reagire a un contesto competitivo.
Estratto da CorrierEconomia del 20/12/04 a cura di Pambianconews