Il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI), Mario Boselli, e la vicepresidente dell'associazione, Giovanna Gentile Ferragamo, hanno incontrato ieri a Londra gli operatori italiani della City per discutere il futuro del Made in Italy. “Made in Italy, il bello ben fatto. Ieri, oggi, il futuro”, questo il nome del dibattito organizzato da Business Italia alla Armourers' Hall e moderato dal presidente di Business Italia, Roberto Guerrini, ha messo in rilevo i punti di forza e di debolezza dell'azienda Italia nel settore tessile e dell'abbigliamento, che da 38 mesi versa nella crisi forse più grave dal Dopo Guerra.
“Qualitativamente siamo i primi al mondo, mentre quantitativamente siamo secondi solo alla Cina, la quale più che un paese, è praticamente un continente”, ha sottolineato il presidente della CNMI. Le armi vincenti dell'Italia sono la sua atavica creatività, conseguenza di una sorta di “effetto Rinascimento” che ha diffuso nel nostro paese uno spiccato senso estetico emulato in tutto il globo e la ricerca applicata, dove la nostra industria riesce a combinare con grande abilità la tecnologia con tessuti di qualità incomparabile. Il tallone d'Achille invece è principalmente l'elevato costo della produzione, oltre alla spina nel fianco rappresentata dalla contraffazione.
Ad ogni modo, ha puntualizzato Borselli, la vera battaglia per difendere il “Made in Italy” è da combattere nella fascia media. Il settore tessile conta 900.000 addetti e 100.000 imprese: facendo una divisione, quindi, si hanno 9 addetti per impresa. Si tratta di aziende molto piccole che hanno bisogno di sostegno per presentarsi e competere sul mercato globalizzato.
Estratto da Ansa.it del 16/12/04 a cura di Pambianconews