In quindici anni Sixty (marchi Miss Sixty, Energie e Murphy & Nye), è passata da zero a più di 600 milioni di euro di fatturato. Per la precisione 640 milioni quest'anno, anche se, come spiega l'amministratore delegato, Renato Rossi, «nell'ultimo periodo non siamo aumentati molto, dovevamo assorbire la crescita turbolenta degli anni passati». «Alla Borsa abbiamo pensato, dice Rossi. E, sinceramente, non lo escludiamo, anche se abbiamo il timore che poi possano cambiare i meccanismi di ragionamento sul lavoro, molto finalizzati al trimestre quelli di chi è quotato. È questa la nostra vera paura rispetto alla quotazione. Mentre, per il resto, guardiamo questa possibilità positivamente, perché sotto certi aspetti aiuta l'azienda a essere più manageriale, più aperta, più proiettata verso il futuro. Quello della Borsa è, però, al momento un progetto ancora rimandato».
Si dice spesso che non ci sono nomi nuovi nella moda italiana. Mancano i talenti o le condizioni sono impossibili?
«È vero che non ce ne sono tanti, ma non sarei così drastico. Il momento è difficile, ma c'è sempre spazio per iniziative interessanti. Ne vedo tante che potrebbero avere chance, anche se rispetto a un tempo prima era possibile muovere con una sola leva, mentre oggi le leve devono essere quasi tutte sufficienti e almeno qualcuna ottima».
Avete sempre privilegiato il marchio rispetto alle persone che guidano l'azienda.
«È sempre stata la nostra politica, anche perché non c'era la volontà di apparire. Intanto, abbiamo più di un marchio e ciascuno ha una propria filosofia e una propria identità: credo che la cosa più apprezzata dal consumatore oggi sia la coerenza. E, poi, temevamo di poter inquinare i nostri marchi, li volevamo internazionali».
Estratto da CorrierEconomia del 13/12/04 a cura di Pambianconews