Osservando gli ultimi dati che riguardano l'industria orologiera elvetica, quella tradizionalmente più classica e di maggior prestigio, si può notare una certa ripresa e variazioni che, rispetto al periodo precedente, fanno finalmente registrare un segno positivo. In particolare, le esportazioni dalla Svizzera in tutto il mondo, da gennaio ad ottobre 2004, rappresentano un bel +8,9%, per un mercato che, sempre in quel periodo, ha un valore di circa 8.870 milioni di franchi svizzeri.
La buona lettura di questi dati deve tener conto che si tratta della produzione totale del settore e che riguarda quindi non solo gli orologi finiti, ma anche le forniture di singoli elementi, come movimenti o casse: comunque sia, la parte del leone la fanno sempre gli orologi finiti, per i quali si registra un giro d'affari, sempre tra gennaio e ottobre 2004, di circa 8.130 milioni di franchi svizzeri (variazione del +9,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) ottenuti con l'esportazione di oltre 20 milioni e 800 mila orologi SwissMade (variazione del +3,5%).
Questo grazie alla specifica conformazione dell'industria del tempo svizzera che, pur aggiornandosi tecnologicamente e sfruttando strategie globali che hanno visto la nascita di grandi concentrazioni di marchi, mantiene un forte legame con la propria originaria tradizione. Che privilegia la qualità alla quantità e che, almeno nel così detto settore dell'alta gamma, fa coesistere le lavorazioni con macchine a controllo numerico con le procedure più artigianali, l'utilizzo dei computer con quello di carta e matita. I risultati sono orologi con un alto valore intrinseco, legati dal punto di vista funzionale ed estetico alle storiche caratteristiche della marca d'appartenenza, con design originale, movimenti rigorosamente di tipo meccanico e con una distribuzione selettiva.
Estratto da Il Sole 24 Ore- Dossier Orologi del 9/12/04 a cura di Pambianconews