L'anno dei record, il 2000, resta lontano. Ma se il 2003 ha segnato il punto più basso, quest'anno le aziende hanno ripreso a crescere. Il mercato degli orologi, pur con differenze tra produttori e fasce di prodotto, segue l'andamento dell'industria del lusso. «Le semestrali del 2004 hanno mostrato un aumento moderato, c'è stata una leggera progressione di fatturato e utili, e nel 2005 il discorso dovrebbe essere un graduale miglioramento senza salti all'improvviso» commenta Carlo Pambianco, consulente e fondatore di Pambianco Strategie di Impresa.
Una crescita a doppia cifra è quella messa a segno da Gucci, marchio italiano nell'orbita del colosso del lusso francese Pinault-Printemps-Redoute. Il gruppo ha chiuso l'anno fiscale 2003 con 194,5 milioni di euro di ricavi, 170,1 dei quali ottenuti con orologi griffati Gucci e il resto con altri marchi. E nel trimestre da maggio a luglio ha visto le vendite crescere del 21,2%, che diventa il 23,5% per il marchio Gucci vero e proprio.
Ma da cosa dipende l'andamento del mercato negli ultimi anni? «La grande crescita degli anni 90, sia in Europa che in Italia, era legata principalmente al forte impatto turistico giapponese ed americano. Il rafforzamento dell'euro così come una minore presenza del turismo d'élite dopo l'11 settembre, hanno modificato il mix della clientela con una conseguente stagnazione» spiega Angelo Bonati amministratore delegato di Officine Panerai, storico marchio italiano oggi controllato dal colosso elvetico del lusso Richemont. «Ora, prosegue Bonati, i consumi hanno trovato un nuovo equilibrio». Equilibrio che per Panerai significa una «forte crescita delle vendite» nel contesto di un gruppo che al 30 settembre ha raggiunto 1.739 milioni di euro di fatturato, +14% rispetto a un anno prima.
Estratto da Il Sole 24 Ore – Dossier Orologi del 8/12/04 a cura di Pambianconews