Se poi, alla fine, sarà davvero un gruppo cinese a rilevare il marchio fondato da Nino Cerruti e oggi di proprietà di quella Finpart di cui anche si occupa la magistratura, allora forse il cerchio sarà stato quadrato. E si dice che altri marchi del made in Italy siano nel mirino di società cinesi bisognose, ovviamente, non di fabbriche, di cui abbondano, ma di «blasone», cioè di appartenenza a quel mondo dello stile di cui l'Italia è tra le maggiori espressioni. Magari poi non andrà così, ma il punto è che, nonostante i tentativi di reagire, gli imprenditori del tessile-abbigliamento si sentono accerchiati: «Se non hai gli occhi a mandorla, inutile partecipare».
Sono soprattutto i medio-piccoli e senza marchio, cioè in sostanza la stragrande maggioranza del tessuto industriale italiano, i più delusi/arrabbiati. Anche per il silenzio che è calato su un appuntamento temuto come quello del primo gennaio 2005, poco più di un mese. Giorno in cui sarà scaduto l'Accordo sui tessili e l'abbigliamento, ex Multifibre. Dopo quarant'anni l'intero tessile mondiale sarà, insomma, completamente libero agli scambi internazionali. Una data a cui si è arrivati progressivamente, visto che sono dieci anni che si sa che accadrà. Ma il mercato oggi è molto diverso da quello che si pensava sarebbe stato dieci anni fa. Non solo. Il primo gennaio il mercato sarà anche libero per alcuni articoli importanti per il calzaturiero italiano, tomaia in pelle-suola in gomma e tomaia in pelle-suola in cuoio.
«Da tre anni registriamo un aumento di importazioni del 45% all'anno, con una importazione che quest'anno raggiungerà i 150 milioni di paia. L'anno prossimo, cadute le quote, stimiamo un raddoppio: 300 milioni di paia, dice Rossano Soldini, presidente dei calzaturieri italiani. Stiamo tutti qui a pensare che si debba fare qualcosa, e intanto dal primo gennaio la situazione sarà questa. Se le fabbriche chiudono chi lo fa il Pil?»
Adolfo Urso, vice ministro delle Attività produttive, con delega per il Commercio estero, condivide le preoccupazioni ma ricorda che in sede Ue è stata accolta la proposta italiana di un monitoraggio preventivo sulle importazioni cinesi, proposta che dovrebbe essere approvata «nei prossimi giorni».
Estratto da CorrierEconomia del 29/11/04 a cura di Pambianconews