Patrizio Bertelli è appena tornato da Amsterdam dove il consiglio di amministrazione della Prada Holding ha nominato Carlo Mazzi al posto di Riccardo Stilli nel delicato ruolo di responsabile dell'area finanza.
Dottor Bertelli, come sono andate le vendite nei primi dieci mesi del 2004?
«Bene, ma non posso dirvi molto di più perché quest'ultimo mese e mezzo sarà importantissimo nella chiusura di un anno caratterizzato dalla debolezza del dollaro».
Quanta parte del fatturato Prada è contabilizzato in dollari?
«Incassiamo in dollari oltre che negli Stati Uniti in tutto il Far East, Hong Kong, Singapore, la Cina e una parte della Corea. In tutto stiamo parlando del 33% dei ricavi totali del gruppo».
Par di capire che sarà difficile ripetere i 205 milioni di margine operativo lordo del 2003.
«Ripeto, dipenderà anche dall'andamento del dollaro nell'ultima parte dell'anno, ma non sarà facile restare su quei livelli. Il problema dei margini, comunque, è più ampio».
Che cosa vuole dire?
«Intendo dire che la difesa estrema del made in Italy ha impedito a molte aziende del nostro settore di affrontare con la dovuta flessibilità il problema dei margini di profitto».
Sta anticipando un futuro spostamento della produzione all'estero?
«Non per i prodotti di lusso ma per alcune merceologie o parti di produzioni sarà un passo inevitabile. I grandi marchi sono posizionati sui mercati internazionali e più che il made in Italy noi garantiremo il made in Prada, cioè un livello qualitativo a cui i nostri clienti sono sempre stati abituati».
Estratto da La Repubblica del 25/11/04 a cura di Pambianconews