“La più grande sfida per il made in Italy? Cercare nuove nicchie di consumatori, nuovi segmenti di mercato sia nei Paesi emergenti sia in quelli avanzati con forte innovazione di prodotto. Questo per le grandi aziende significa fare uno sforzo di marketing per creare brand globali capaci di allargare la gamma dei prodotti. E per le piccole e medie imprese dei distretti, trovare il coraggio di aggregarsi in micropoli produttivi”. Ermenegildo Zegna, amministratore delegato (insieme al cugino Paolo) dell'omonima azienda di moda e vice presidente dell'associazione delle aziende del lusso Altagamma, suggerisce in questa intervista alcune linee-guida per rilanciare l'industria italiana.
Quanto pesa sul fatturato di Zegna il fenomeno contraffazione?
Sui mercati occidentali ha un impatto limitato, su quelli emergenti invece pesa. Solo per tutelare il nostro marchio stimiamo un costo annuo di 2 milioni di euro in spese per azioni legali. Se si pensa che anche gli altri marchi fanno così, si ottiene una bella cifra.
Nel 2003 il 38% delle vendite di Zegna sono state fatte in Europa, il 33 in Nordamerica, il 25 in Asia e il 4% in America latina: come cambieranno queste percentuali nel 2010?
Noi puntiamo a portare in equilibrio il prima possibile le tre macroaree, con una quota di un terzo ciascuna per Asia, America ed Europa.
In Cina avete 50 negozi: pensa davvero che possa essere un nuovo Giappone per il made in Italy di alta gamma?
Rispondo dicendo che vogliamo raddoppiare i nostri negozi in Cina. Oggi il Giappone assorbe il 15-30% del fatturato delle aziende del lusso: non mi stupirei se un domani anche la Cina arrivasse al 15 per cento. Ma al di là dell'Asia, se i consumi nella vecchia Europa non si risvegliano, è dura far quadrare il cerchio. E con l'euro a questi livelli si fanno bilanci con margini risicati. Ecco perché Bce e Governi dovrebbero intervenire.
Come valuta l'ingresso in aziende del made in Italy da parte di fondi d'investimento?
Va visto in modo positivo, a patto che la gestione resti in mano all'azienda. Se un'impresa ha bisogno di risorse per crescere, ben vengano i fondi.
Estratto da Il Sole 24 Ore – Dossier Made in Italy del 16/11/04 a cura di Pambianconews