Sono stati complici del successo mondiale dei marchi del cachemire made in Italy. Da sempre i nostri Loro Piana, Brunello Cucinelli, Agnona, Malo, comprano in paesi come la Cina, la Mongolia o il Tibet, i fiocchi più pregiati. Si contendono a suon di aste, la materia prima migliore che poi viene filata, tessuta e lavorata secondo la creatività, la qualità e le tecniche dello stile italiano. Adesso però i cinesi, da fornitori si stanno trasformando in concorrenti via via sempre più pericolosi. Hanno cominciato dal basso, presidiando ormai il segmento e ora muovono verso le fasce medio-alte.
«E' vero. I cinesi quando si mettono sanno lavorare bene e hanno costi di manodopera molto più bassi rispetto a noi», racconta Sergio Loro Piana che insieme al fratello Pier Luigi già alla fine degli anni Ottanta ha portato l'azienda di famiglia a battere per metri tessuti, qualità e giro d'affari, i leader del cachemire made in England. «Ma quando si parla di una nicchia di mercato come il cachemire, continua Loro Piana, la partita della concorrenza non si gioca sui prezzi. Non vendiamo grammi tessuti o cuciti, ma qualità, attenzione al cliente. I nostri prodotti sono in odor di esclusività».
Anche Brunello Cucinelli non sente il fiato dei cinesi sul collo. Anzi, dice che la concorrenza stimola la creatività. A tutto vantaggio del cliente finale. «Da sola, spiega la qualità non basta più. Un capo deve rendere speciale la persona che lo indossa. Anche a quattro metri di distanza. Quando cioè, la qualità della lana o la cura dei particolari, come la perfezione delle cuciture o di un'asola, non riesci nemmeno a vederli. Un risultato che è la somma di quattro valori: artigianalità, creatività, qualità e modernità».
Estratto da Affari & Finanza del 8/11/04 a cura di Pambianconews